Piernicola Leone de Castris: i vini pugliesi meritano un’identificazione di maggiore prestigio

Incontriamo il Dott. Piernicola Leone de Castris, Amministratore Delegato della storica azienda Leone de Castris.

Dopo essersi laureato in Economia e Commercio intraprende il ruolo di Direttore Commerciale dell’azienda nel 1986 e diventa Direttore Generale nel 1991.

Sotto la sua direzione la Leone de Castris ha notevolmente incrementato il fatturato grazie alla presenza sui mercati del Nord Italia e internazionali ed è diventato uno dei punti di riferimento dell’enologia pugliese del Sud Italia.

Con il Dott.Piernicola, oltre alla gamma tradizionale dell’azienda, sono arrivati nuovi prodotti, tra i più importanti a livello nazionale, che hanno riscosso numerosi successi in tutto il mondo. Tra questi troviamo il Donna Lisa Rosso ed il Five Roses Anniversario.

Insignito della prestigiosa onorificenza dal Presidente della Repubblica di Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Ha ricoperto incarichi di:

Vice Presidente della Commissione Agroalimentare di Confindustria Puglia dal 2007 al 2011;
Presidente della Sezione Alimentare di Confindustria Lecce dal 2006 al 2011;
Presidente della Federazione Nazionale dei Viticoltori e Produttori di Vino –aderente alla Confederazione Italiana della Vite e del Vino – Unione Italiana Vini- Milano, dal 2004 al 2010;
Vice Presidente della Confederazione Italiana della Vite e del Vino –Unione Italiana Vini –di Milano dal 2004 al 2010;
Vice Presidente dell’Associazione Grandi Vini del Salento dal 2005 al 2008;
Presidente del Consorzio di Tutela del Salice Salentino Doc dal 2002 al 2009;
Presidente Provinciale  A.N.G.A. (Associazione Nazionale Giovani Agricoltori)Lecce (Confagricoltura);
Presidente  Regionale A.N.G.A. Puglia –Bari -(Confagricoltura);
Componente Comitato Esecutivo Nazionale A.N.G.A.-Roma- (Confagricoltura);
Vice Presidente Gruppo Provinciale Giovani Industriali (Linea Sindacale)  di Lecce;

Vice Presidente Gruppo Provinciale Giovani Industriali (Linea Economica) di Lecce;

Dottor Piernicola, la sua azienda è la prima più antica nel Meridione e la seconda in Italia, in che misura sente la responsabilità di portare avanti un progetto che dura da più di 350 anni?
In effetti la nostra famiglia ha iniziato l’attività vitivinicola nel Salento (in Puglia)  nel 1665 e dal 1925 l’imbottigliamento.

La mia è la sedicesima generazione che si occupa di promuovere la produzione del territorio e per quanto riguarda l’imbottigliamento la terza dopo mio nonno e mio padre. Logicamente si sente la responsabilità di portare avanti un progetto che ha impegnato tanti componenti della famiglia, ma si lavora per fornire il proprio contributo in un mondo che cambia molto rapidamente.

Come si è evoluta l’Azienda Leone de Castris in questi ultimi anni e quali sono le prospettive future?

In questi ultimi anni abbiamo presentato, primi in Italia, due spumanti Metodo Classico (il Five Roses ed il Five Roses Anniversario) ottenuti dallo storico vitigno Negroamaro e la linea di eccellenza Per Lui (dedicata a mio padre) con i 4 vitigni autoctoni: Negroamaro, Primitivo, Susumaniello ed Ottavianello. Inoltre si è sviluppato il settore dell’accoglienza in cantina con la creazione del Museo del Vino Piero e Salvatore Leone de Castris, il Wine Bar Five Roses  e la prossima apertura del Wine Hotel-Ristorante Villa Donna Lisa, adiacente alle Cantine.Si prevede , inoltre, lo sviluppo di una nuova attività vitivinicola , nei prossimi anni, nell’area della Doc Gioia del Colle, in un’antica Masseria della famiglia.

La sua è stata la  prima azienda in Italia a produrre e imbottigliare vino rosato, il famoso Five Roses, orgoglio dell’intera enologia nazionale: resta la vostra punta di diamante, anche se affiancata dalla produzione di altri rosati?

Certamente il Five Roses, prodotto dalla vendemmia 1943, rimane uno dei punti di riferimento principali della nostra produzione.In questi ultimi anni abbiamo presentato due nuovi prodotti da uve aleatico: Aleikos e I Mille (spumante), anche per far conoscere meglio questo vitigno del Salento.

Con la produzione di Susumaniello e Ottavianello (quest’ultimo presentato al Vinitaly 2016 nella degustazione guidata organizzata  in anteprima da Vinoway Italia- n.d.r.) l’azienda vuole contribuire alla rinascita dei vitigni minori del territorio pugliese?

Sia con il Susumaniello che l’Ottavianello, si desidera contribuire alla conoscenza di queste due  realtà quasi sconosciute, al momento, al di fuori delle aree di produzione.

State puntando molto anche sulla produzione di vini spumanti metodo classico. Come vede la Puglia in questa prospettiva, possiede le potenzialità per avere successo anche in questo comparto?

Voglio sottolineare che crediamo molto nella produzione di vini spumanti in particolar modo Rosati perché si ritiene che i risultati produttivi siano estremamente interessanti e possono costituire un ulteriore sviluppo per la produzione territoriale.

Cosa le è rimasto dell’insegnamento di suo padre, a cui era notoriamente molto legato?

Mio padre è venuto a mancare circa una quindicina di anni fa. Dopo la  mia laurea, sono entrato in Azienda e ho interagito per diversi anni con papà. Chiaramente, insieme a idee comuni si sono sviluppati anche dei confronti costruttivi sul futuro dell’Azienda e ritengo che questo sia stati utile per lo crescita della stessa.

Ed i suoi figli, seppur ancora piccoli, come sta cercando di prepararli per affrontare e gestire la prestigiosa azienda di famiglia?

Io e mia moglie Alessandra, abbiamo due figli, una ragazza di 15 anni Marialuisa e un ragazzo di 14 Piersalvatore. Sono ancora piccoli, ma in particolar modo Piersalvatore, almeno al momento, sta dimostrando interesse per le attività della famiglia mentre Marialuisa è appassionata agli aspetti turistici seguiti da mia moglie.

Cosa si augura per il prossimo futuro?
Spero che ci sia una più forte convergenza di idee tra i produttori del Salento, per far conoscere ancora meglio i vini e posizionarli sul mercato, anche per quanto riguarda i prezzi di rivendita nei locali, su fasce ancora più prestigiose e significative.
Infatti, a mio modesto avviso, i vini pugliesi sono ancora identificati principalmente come prodotti economici, pur meritando un’identificazione di maggiore prestigio.