Storytelling

17 Agosto 2014

A

desso che ci penso è stata Valeria, ai tempi di Bella Napoli, la prima a parlarmi dell’importanza del sorriso nel lavoro. Com’era la storia? Più o meno così: “se dovessi selezionare una parola o un’immagine con la quale sintetizzare il mio rapporto con il lavoro, quella che unifica tutte le mie esperienze di lavoro, qualunque lavoro io abbia fatto, direi il sorriso. Direi solo questo, il sorriso, per me è una parola unica. Il sorriso è allo stesso tempo quello che serve e quello che manca, dappertutto. Ad esempio una persona che a uno sportello ti accoglie con un sorriso dimostra una predisposizione diversa nei tuoi confronti, un approccio positivo a te come persona altra da lei. C’è un continuo feedback, se io ti sorrido sei anche tu portato a un sorriso nei miei confronti.”Sì, si, che poi invece era stata Giovanna a raccontarmi che a un certo punto nel suo lavoro al call center era entrato pure il sorriso telefonico. Aspettate che invece di far finta di ricordarmelo vado a prendere la pagina e la cito, che tanto il libro l’ho scritto io e nessuno mi dice niente. Eccola:
”Che cos’è il sorriso telefonico? E adesso come ve lo spiego? Diciamo che se anche la telefonata di prima ti ha fatto proprio incazzare, perché ci sono delle telefonate così, tu alla telefonata successiva devi riuscire ad essere gentile e suadente come se niente fosse stato. Naturalmente non è facile, perché spesso il cliente che ti ha fatto arrabbiare è lo stesso che ti attacca il telefono in faccia, magari perché la risposta che gli hai dato seguendo la procedura non gli piace o non gli risolve il problema come vorrebbe lui. Morale della favola? Se la telefonata che hai ricevuto precedentemente ti ha fatto arrabbiare, quella che viene dopo ti deve far calmare, quindi, di conseguenza, mannaggia a me che non vi posso far sentire l’intonazione, che quella l’intonazione è importante, invece di rispondere: Buongiorno, sono Giovanna, rispondi: Buongiorno, sono Giovanna, in cosa posso esserle utile? Se poteste sentirmi vi rendereste conto che in questo modo vi sto trasmettendo allegria, e questo aiuta. […] Ecco direi che questo è il sorriso telefonico, l’intonazione della voce, l’approccio”.Questa storia del sorriso mi è tornata in mente grazie a Francesca Serra, da Salice Salentino, in provincia di Lecce, che lei ogni volta che ti racconta che ha scoperto una cosa nuova ti guarda con gli occhi contenti e ti dice “hai capito, io prima questo non lo sapevo, è bellissimo” e se le chiedi che cos’è la vita ti risponde “un raggio di sole ogni mattina, anche quando non c’è”.
france1
Ora non pensate che i 36 anni di Francesca siano tutti rose e fiori, che problemi e preoccupazioni non le mancano, senza contare che quando la incontro io sto in vacanza ma lei è al lavoro, al BeB A casa di Margherita, che anche quello ci mette il suo, perché se tu stai in vacanza e ti senti come se fossi a casa tua secondo me è il massimo, altro che storie. Ecco, Francesca un posto così lo rende speciale, che tu la mattina ti svegli e sei contento anche perché sai che vai a fare colazione e lei è là, che ti coccola con la sua vitalità, il suo sorriso, la sua leggerezza, non importa che tu non ti puoi muovere per il mal di schiena e lei dice alla tua compagna “ma tu che sei giovane perché te lo porti appresso questo catorcio di prof.”, perché ci pensa la sua risata contagiosa a rompere il muro del malumore, a strapparti un sorriso (sì, torniamo sempre là), a farti chiedere un’altra tazza di caffè che poi si parte per il mare e quando si ritorna tutto è al proprio posto, non solo la camera, che A casa di Margherita lei è come Figaro nell’opera di Rossini, il factotum della città.

france4

Ecco, io adesso potrei scrivere tante altre cose però secondo me è più bello se ve la racconto a parole sue, queste:
“Vedi Vincenzo, mio figlio, la famiglia, il lavoro, gli amici sono le risorse fondamentali dalle quali le persone come me trovano il nutrimento per il proprio vivere. Nel mio lavoro al Bed & Breakfast metto il cuore in ogni cosa che faccio, posso dire in coscienza che tutto è parte di me, che sento i bisogni degli ospiti come miei, che cerco di creare con loro un rapporto che vada oltre i confini del lavoro, cerco di donare il meglio di me e anche di ricevere il meglio, così finisce che ogni volta che qualcuno, finita la vacanza, se ne va, mi sento triste, ma davvero.
Il fatto che questo posto sia situato in campagna mi trasmette forza, energia serenità, è come avere tanti ospiti a casa mia. Fino all’anno scorso il mio unico rammarico era che tutto questo, il mio lavoro, durava soltanto per i 3 mesi estivi, e poi a casa in attesa dell’anno successivo, ma da quest’anno grazie un po’ alla fortuna e un po’ alla mia forte personalità ho superato un colloquio e sono stata assunta in un’azienda tra le più prestigiose del Salento, con una storia ultra centenaria alle spalle e nota in tutto il mondo: Leone de Castris, vitivinicultori dal 1665.
Lavorare in un’azienda così, per giunta nella mia città, è per me un’esperienza straordinaria, come entrare in un mondo poco sconosciuto, quello del vino e della gastronomia, ma assai affascinante, ricco di sapori e di saperi, di cose nuove da conoscere e da imparare”.
france2

Ecco, adesso che un po’ Francesca l’avete conosciuta, torniamo là dove abbiamo cominciato, al sorriso, sì, proprio lui, il sorriso radioso di Francesca quando ti accoglie al Wine Five Roses Club, quando ti racconta che le parole chiave del suo nuovo lavoro sono eccitazione, professionalità, curiosità, orgoglio, quello di far parte di una cultura e di una storia aziendale così radicata al proprio territorio e così conosciuta nel mondo, quando ti dice che è entusiasta della possibilità di conoscere nuove persone e di imparare tante nuove cose, quando ti confessa la speranza di avere presto un lavoro fisso in questa azienda che non ha solo una grande storia ma anche tanti progetti per il futuro, a partire dalla prossima riapertura diVilla Donna Lisa.
Ma sì, finiamo così, con il sorriso, che come dice Francesca la vita è un sorriso sulle labbra e un sole dentro il cuore, perché se mandi avanti prima loro le fatiche e i dolori, che quelli non te li toglie nessuno, sono più sopportabili, e la vita prima o dopo ti deve sorridere anche lei, per forza.
P.S.
Ma secondo voi è un caso che nelle mie storie ad associare il sorriso al lavoro siano state soltanto le donne?

 Vincenzo Moretti

http://vincenzomoretti.nova100.ilsole24ore.com/2014/08/17/serra/